Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
“Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe” (Lc 17,5-10). Quindi, non è il caso di chiedere a Dio di “accrescere la nostra fede”, ma di avere una fede che si fida totalmente di Dio e permette a Dio di manifestare in noi la sua potenza di salvezza. Non è questione di quantità, ma di qualità: “dacci una fede genuina, verace, autentica”. Non una “fede cieca”, ma responsabile, che sia una forte relazione di fiducia con Colui che ci ama dall’eternità e ci vuole “santi come lui è Santo” (Lev 19,2, Ef 1,3-4); di dedizione totale e radicale al progetto di amore di Dio, “per avere piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale” (Col 1,9), di abbandono totale a Dio, per compiere con Gesù la volontà del Padre: “Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà” (Ebr 10,7). Il seguace di Gesù è colui che abbandona le sue false sicurezze, per assumere su di sé e nella sua vita le sicurezze che Dio gli propone attraverso la predicazione di Gesù e il suo mistero di morte e resurrezione. Tutto ciò presuppone che la fede non va pensate come un’opera dell’uomo, ma come un dono di Dio, che in Gesù ci svela il suo amore infinito
Leggi tutto: Il Vangelo della XXVII domenica del Tempo Ordinario (02 ottobre 2022)