Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
“Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi” (Lc 6,27-38). La prima reazione a queste parole è: impossibile! Poi riflettiamo da persone umane e ci accorgiamo che la vendetta non porta pace né nel nostro cuore né nei rapporti con gli altri. Il detto “Occhio per occhio e dente per dente” (Mt 5,38) non funziona, sa della logica della giungla più che del vivere umano. Tanto è vero che anche se esso appare in Es 21,24 e Lev 24,20, di fatto si è preferita “la regola d’oro”: “Non fare a nessuno ciò che non piace a te” (Tob 4,15) e in modo positivo: “Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro” (Lc 6,31). La “regola d’oro” è massima di sapienza, basata sul buon senso umano: “Se vuoi imitare gli dei, fa del bene anche agli ingrati, poiché il sole si alza anche sui malvagi e i muri sono aperti anche ai pirati” (Seneca, De beneficiis, IV, 26).
La misericordia, invece, ci rende simili a Dio: “Sarete figli dell’Altissimo: egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi” (Lc 6,35). La logica non è quella della tolleranza, ma la logica della gratuità dell’amore divino: “Tutti noi un tempo siamo vissuti nelle nostre passioni carnali seguendo le voglie della carne e dei pensieri cattivi: eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati” (Ef 2,3-5).
La misericordia non guarda il peccato, ma il peccatore: una persona da amare e nell’amore conquistarlo al bene e con il bene: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rom 12,21). Il discepolo di Gesù non può accontentarsi di non fare il male, ma deve fare il bene, tutto il bene che il suo cuore di figlio di Dio può desiderare per se stesso: “Ama il prossimo come te stesso” (Lv 19,18; Lc 10,27) o come discepolo di Gesù: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 15,17). L’amore misericordioso non ha limiti: “La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13,4-7).
L’amore misericordioso non si stanca di fare il bene: “Non stanchiamoci mai di fare il bene, perché, se non ci stanchiamo, a suo tempo mieteremo” (Gal 6,9-10). Amiamo i nemici, perché Gesù non solo ha amato i peccatori, ma ha dato la sua vita per tutti noi, bisognosi della sua misericordia: “Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore Gesù Cristo con tutti i suoi santi” (1Tes 3,12). La misericordia va oltre la vendetta e consolida la misura dell’amore: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano”. Amiamo: solo l’amore, bellezza dell’uomo interiore, salva il mondo e lo rinnova nella giustizia e santità.
Amiamo come Gesù: “A questo siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio: insultato, non rispondeva con insulti; maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia” (1Pt 2,21.23). Facciamo del bene e benediciamo: “Non lasciarti vincere dal male; vinci con il bene il male. Benedite chi vi perseguita, benedite e non maledite” (Rom 12,14.21). Pregate per i nemici: Dio spezzi il loro indurimento nel male e penetri nel loro cuore; a noi conceda la mitezza di Gesù, mite ed umile di cuore (Mt 11,29).