Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
“Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi!” (Mc 10,17-30). Sono parole che Gesù disse ad “un tale, su cui fissò lo sguardo e che amò” (10,21). Un amore, purtroppo, non corrisposto: “egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni” (Mc 10,22). Il suo desiderio non era quello di avanzare nella perfezione, ma di accrescere la propria ricchezza personale: “Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (Mc 10,17). Non desidera “essere afferrato dal Regno di Dio”, ma di “entrare in possesso del Regno di Dio”. Egli cerca una via speciale per arrivare a tale possesso: “che cosa io devo fare”, non in maniera generica: “che cosa bisogna fare”. Per questo si rivolge a Gesù come ad “un esperto”: il titolo di “Maestro buono”, non indica la bontà di Gesù, ma la sua perizia nell’indicare i modi giusti per arrivare ad uno scopo; per lui, Gesù è il “maestro esperto”, che sa indicare la via più adeguata per arrivare a quel possesso, a cui lui aspira.
Leggi tutto: Il Vangelo della XXVIII Domenica del T.O. (10 ottobre 2021)
Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
“Dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola” (Mc 10.2-16). La liturgia unisce due brani, che idealmente presentano due problemi essenziali della comunità umana e cristiana: l’indissolubilità del matrimonio (Mc 10,2-12) e il rispetto dei bambini (Mc 10,13-16), temi che di per sé possono essere trattati insieme. Tali temi sono stati sempre attuali e lo sono ancora oggi: a volte risentano della mentalità con cui vengono trattati, ma Gesù ha dato ad essi una configurazione credente e cristiana. Credente, perché fa riferimento all’azione creativa di Dio e al suo comando: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò (Gn 1,27).
Leggi tutto: Il Vangelo della XXVII Domenica del T.O. (03 ottobre 2021)
Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
“Non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me” (Mc 9,38-48). C’è un denominatore comune in tutti questi detti che la liturgia ci propone: “nel mio nome” (Mc 9,38.39.41) o la variante più determinata: “che credono in me” (Mc 9,42). “Nel nome di Gesù” indica essere in sintonia di intenti e di voleri con Gesù nel fare il bene, mentre “credere in Gesù” esprime la nostra adesione totale e radicale a Gesù, al suo insegnamento che illumina la mente e ci fa operare nell’amore e per amore. Ebbene, per Gesù in entrambi i casi i discepoli non solo debbono essere tolleranti, ma saper accettare l’operato di questi “cristiani incogniti”. Essi operano il bene “nel suo nome”, quindi non sono contro di lui e neppure contro coloro che accettano Gesù, tanto che “chi non è contro di noi è per noi” (Mc 9,40).
Leggi tutto: Il Vangelo della XXVI Domenica del T.O. (26 settembre 2021)