Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
“Gli occhi di tutti erano fissi su di lui” (Lc 1,1-4 + 4,14-21). Anche i nostri occhi sono rivolti a Gesù: egli si manifestò allora come il Messia, annunciato dal profeta Isaia, ora si manifesta a noi come l’inviato di Dio che ci annuncia l’anno di grazia del Signore, il tempo della misericordia di Dio verso tutti gli uomini. Guidati da Luca, entriamo in relazione con Gesù, che ci comunica non solo delle idee, dei sentimenti, dei modi di agire, ma ci coinvolge nella sua avventura di salvezza e di amore. Luca ci presenta in maniera ordinata e diligente “ciò che Gesù fece e disse”: il suo vangelo vibra della vita dei primi testimoni di Gesù e delle loro comunità, per le quali Gesù Cristo era divenuto “via, verità e vita” (Gv 14,6). Tale servizio alla Parola aveva uno scopo preciso: “che ci possiamo rendere conto della solidità degli insegnamenti che abbiamo ricevuto” (Lc 1,4). Per Luca, “avere lo sguardo fisso su Gesù” è entrare con lui nel cammino della fede: lasciarci coinvolgere dalla corrente impetuosa e dolcissima della vita di Gesù; essere partecipi, nell’abbandono di fede, dell’avventura di Gesù, che agisce efficacemente con la sua parola, per cambiare i cuori dei credenti in lui.
Il Vangelo di Luca e la tradizione ecclesiale che ci trasmette sono un fiume vivo in cui continua a scorrere incessantemente la vita di Gesù e in cui ciascuno di noi nella forza dello Spirito diviene partecipe della sua vita divina e a sua volta “servitore della parola”: “Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme ... fino ai confini della terra” (At 1,8). L’inizio di tale storia di amore è la manifestazione di Gesù quale Messia, inviato da Dio e unto di Spirito Santo per annunciare “l’anno di grazia del Signore”: la sua misericordia è verso tutti, in particolare si manifesta come impegno a “portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista e a rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4,18).
Luca non ci parla di una salvezza astratta o teologicamente avulsa dal mondo e Gesù non è il “centro” di una storia fittizia, ma il Salvatore di uomini concreti e alla presa con i problemi quotidiani di ogni giorno. La sua opera evangelizzatrice investe tutte le realtà umane, le anima dall’interno nella potenza del suo Spirito, le trasforma ed eleva ad un rapporto nuovo con Dio. Per questo, ogni povertà materiale, psichica o religiosa, va intesa come partecipazione al mistero di Gesù, che “da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). “Evangelizzare i poveri” non è, per Luca, né uno slogan teologico né una moda passeggera, ma il programma stesso della storia della salvezza, una testimonianza di fede nell’azione divina che ha portato a compimento attraverso Gesù le speranze dei poveri, emarginati, oppressi, in una parola di quegli “anawim” che hanno creduto e sperato per secoli nella misericordia di Dio, loro Salvatore. Gesù, applicando a sé il testo di Is 61,1-2, afferma che egli è il Messia dei poveri, dei deboli, dei prigionieri, degli oppressi.
In lui, tale profezia è viva, attuale ed efficace e si realizza nelle parole del Magnificat: in Gesù e per mezzo di Gesù, Dio “ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1,51-53). Per questo, “evangelizzare i poveri” non è solo il programma di Gesù, ma l’esigenza di fede di ogni discepolo che, avendo accettato la chiamata e seguendo l’esempio del proprio maestro, continua l’opera di amore e di liberazione verso tutti i poveri e gli emarginati. Non dimentichiamo tale insegnamento di Gesù: il Regno di Dio è riservato a tutti coloro che mantengono in se stessi un atteggiamento di “povertà”, inteso sia come disponibilità interiore alle esigenze di conversione e di totale orientamento a Dio sia come radicale coinvolgimento alla situazione di bisogno dei “poveri” in vista della realizzazione del Regno di Dio.
Tutto ciò deve farci riflettere e avere sapienza di cuore, per comprendere che “ciò che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; ciò che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; ciò che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio” (1Cor 1,27-29). C’è bisogno di guardare Gesù: il Messia povero, che è venuto per liberare i poveri e testimoniare con la sua vita l’amore misericordioso del Padre che provvede sempre ai suoi figli e li chiama a godere i beni eterni del suo Regno.