Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
“Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me: egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,15-16.21-22). Grandioso e onesto Giovanni Battista! Sempre pronto a stabilire la verità sulla sua missione di precursore: “Egli confessò e non negò. Confessò: Io non sono il Cristo. Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore” (Gv 1,20.23). Non basta: egli vuole con forza che “Gesù cresca, ed egli diminuisca” (Gv 3,30), a tal punto da dichiarare: “Viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali” (Lc 3,16). La sua missione è quella di “battezzare con acqua”, cioè con un battesimo di penitenza e di purificazione del popolo di Dio, mentre Gesù “battezzava in Spirito e fuoco”, cioè un battesimo che nella forza dello Spirito ci rende figli di Dio e nel fuoco dell’amore ci purifica e ci infiamma di quella vita di intimità con Gesù, Signore della vita, e con i fratelli, con cui condividiamo l’unico amore divino. E tale intimità è sottolineata dall’evangelista Luca: “Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera” (Lc 3,21).
Gesù si unisce a noi nell’azione di purificazione: non perché lui abbia bisogno di purificazione, ma perché “si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori, è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità” (Is 53,4-5); anzi, nella preghiera è divenuto nostro intercessore: “egli, infatti, può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore” (Ebr 7,25). Ed è proprio quando Gesù prega che il cielo si apre e lo Spirito scende su di lui e lui lo comunica a noi senza misura (Gv 3,34). “Il cielo si aprì”: nel battesimo si manifesta a noi la vita divina. Il divino penetra nella nostra vita e mediante Gesù, “il Verbo fatto carne” (Gv 1,14), “abbiamo ricevuto grazia su grazia, perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo” (Gv 1,16-17).
In lui, “è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà” (Tit 2,11-12) Di più: a quanti, nel battesimo, accolgono Gesù, egli dona il potere di diventare figli di Dio (Gv 1,12): “Tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo” (Gal 3,26-27). Per questo, “non siamo più schiavi del peccato, ma figli, e se figli anche eredi per grazia di Dio” (Gal 4,7). “Scese sopra di lui lo Spirito Santo”: Gesù possedeva già lo Spirito, anzi è stato generato dallo Spirito di Dio (Lc 1,35); la discesa dello Spirito su Gesù è una manifestazione sensibile (“come colomba”) per noi: riconoscere Gesù come colui che opera nello Spirito e ci comunica lo Spirito, facendoci partecipi della sua figliolanza divina: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre! Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio” (Rom 8,15-16).
“Venne una voce dal cielo”: essa ci invita ad accogliere con fede e amore Gesù, il Figlio di Dio, l’amato, in cui Dio si compiace. A lui solo dobbiamo dare ascolto, per ricevere lo Spirito che ci guida nella verità per essere liberi (Gv 8,32), sostiene la nostra speranza, che “non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rom 5,5), ci rende capaci di produrre “il frutto dell’amore”, che si manifesta come gioia di vivere insieme, di pace profonda che gode del bene e non si arrende al male, dominio di sé che produce nel credente un profondo equilibrio interiore, vera maturità spirituale, che ci fa affrontare la vita con coerenza e determinazione.