Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
“Maria si alzò e andò in fretta e, entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta” (Lc 1,39-45). La protagonista di questa domenica, quarta di Avvento, è apparentemente Maria, ma la persona che domina nel racconto è lo Spirito Santo. È lo Spirito Santo che spinge Maria ad “andare in fretta” dalla cugina Elisabetta; che, “colma della sua presenza”, è resa profetessa della maternità di Maria: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” (Lc 1,43); che riempie di gioia il piccolo Giovanni, che “sussulta” nel grembo della sua mamma; che apre la bocca e il cuore di Maria, per innalzare il canto di lode a Dio che ha concesso “di generazione in generazione la sua misericordia a quelli che lo temono” (Lc 1,50). Eppure, nelle intenzione della liturgia domenicale dell’Avvento, Maria è presentata come il modello del credente, che nell’obbedienza allo Spirito si prepara a ricevere Gesù.
Ed essa è modello sotto un triplice aspetto: per la prontezza, la sollecitudine, il dono. “Si alzò e andò”: Maria, piena di grazia, non resta ferma nella sua casa, ma risponde con prontezza all’azione della grazia, che nella forza dello Spirito la spingeva a realizzare il progetto salvifico di Dio. Ella è “la serva del Signore”, che in umiltà, disponibilità e amore si appresta a compiere la missione di cui Dio l’ha incaricata. Ella “si alzò e andò” per annunciare la buona notizia che Dio sta per compiere grandi cose e che la promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza è già in atto nella nascita di Giovanni Battista: per mezzo di lui il popolo di Dio avrà conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati (Lc 1,77).
“In fretta”: unita ai verbi “si alzò e andò” indica l”affrettarsi a compiere qualcosa di urgente. Ma c’è di più: al senso temporale: “subito”, si aggiunge quello comportamentale, più significativo nel nostro brano : “con sollecitudine”, “con diligenza”, “con zelo”. Come dice Paolo, avere “diligenza e sollecitudine” nel compiere il bene verso il prossimo: “Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore” (Rom 12,10-11). Mossa dallo Spirito, Maria, non solo compie un atto di umile servizio alla cugina, ma con sollecitudine e zelo si fa strumento di grazia per Elisabetta e per il bimbo che ha in seno. E così al suo saluto, esulta Elisabetta e ripiena di Spirito Santo proclama la grande dignità di Maria: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”, e riconosce che Gesù è il Signore che porta salvezza al popolo di Dio. Giovanni, pieno di Spirito (Lc 1,15), sussulta nel seno di sua madre, perché riconosce in Maria “l’Arca dell’alleanza”, presenza viva del Dio sempre vicino al suo popolo e in Gesù l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo e che da lui riceviamo grazia su grazia.
Così, madre e figlio, unanimi e concordi, illuminati dallo Spirito, innalzano una lode a Maria e a colui che l’ha resa : “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” (Lc 1,42). Grazie allo Spirito, Elisabetta proclamò la gioia messianica: il Messia atteso, presente nel grembo di Maria, è veramente arrivato. La sua presenza tra noi è benedizione per tutto il popolo di Dio. La stessa sollecitudine di Maria agisca anche nel nostro cuore: ci faccia essere docili e pronti collaboratori di Dio nell’opera della salvezza, ci renda annunciatori di Gesù, obbedienti al suo progetto di amore e nella forza dello Spirito testimoni di Cristo e del suo messaggio di verità e amore.