Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
“Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni” (Mc 1,29-39). Il Vangelo di questa domenica sottolinea tre momenti essenziali della attività salvifica di Gesù: le guarigioni di molti malatti, la preghiera notturna, la predicazione a tutti. Le guarigioni: non solo quelle del corpo, ma soprattutto quelle spirituali, entrambe causate dal disordine che il demonio produce nell’uomo. Gesù “guarisce” il corpo di molti malati affetti da varie malattie, ma “scaccia” il demonio dalla nostra esistenza: la sua presenza produce nell’uomo uno scompenso esistenziale, che solo la potenza di Gesù può “risanare”: “Da lui usciva una forza che guariva tutti” (Lc 6,19). Egli non usava parole magiche o riti misteriosi alla stregua dei “guaritori” ellenistici o dei nostri tempi, ma con la potenza del suo comando: “Taci! Esci da lui” (Mc 1,25). In tal modo, Gesù mostrava a tutti di essere più forte del Maligno e di instaurare il Regno di Dio negli uomini e tra gli uomini: “Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11,20). Le guarigioni dimostrano la potenza salvifica della missione di Gesù, ma essa diventa operativa per l’uomo solo attraverso la fede: essa è adesione a Gesù, inviato da Dio per la salvezza degli uomini. Di più: in Gesù e con Gesù, anche noi diveniamo collaboratori di salvezza per tutto l’uomo: “I discepoli, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano” (Mc 6,12-13). Nonostante tutte le apparenze - Marco parla di continuo di guarigioni di malati e di espulsioni di demoni -, la preoccupazione principale di Gesù è la predicazione: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!” (Mc 1,38). Pietro e gli altri discepoli di Gesù, come al solito, sembrano di non capire: “Tutti ti cercano!” (Mc 1,37). A Gesù non interessa l’entusiasmo suscitato dalle guarigioni: egli non è un «guaritore», ma il Messia che chiama a conversione e che annuncia che Dio deve regnare nella nostra vita. A lui non interessa l’entusiamo popolare, ma la fede in Dio che si fa vicino all’uomo e lo salva nella sua integrità e lo libera dall’influsso del demonio: “predicava nelle sinagoghe e scacciava i demoni” (Mc 1,39). Per lui è importante che il Regno di Dio faccia irruzione nella vita del credente, nel suo cuore e nella sua vita: “Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore, cioè la parola della fede che noi predichiamo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza” (Rom 10,8.10). Dobbiamo comprenderlo: “la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (Rom 10,17). Annunciare la parola è essenziale e ci introduce nell’intimità con Gesù e con il Padre. Se la predicazione è l’attività principale di Gesù, la preghiera era la fonte ispirazionale della sua missione: l’anima di ogni apostolato. Tre sfumature sulla preghiera di Gesù. “Al mattino presto”: quando ancora la mente è libera da altri pensieri e si programma la giornata alla luce del progetto di Dio su di noi: “fate tutto per la gloria di Dio” (1Cor 10,31); programmiamo tutto in unione a Gesù: “Qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre” (Col 3,17). “In un luogo deserto”: non c’è bisogno di cercare “luoghi strani”, ma “quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6). Ma c’è ancora un posto più privilegiato per pregare: il nostro cuore. In esso, si radica la fede: “Se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” (Rom 10,9). Inoltre, “in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù” (Fil 4,6-7). “E là pregava”: fu a volte preghiera di giubilo: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25), ma spesso di sofferenza: “Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra” (Lc 22,44), e anche di intercessione per noi: “Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,18-21). Con Gesù aderiamo a lui con una fede sincera ed operosa, ma soprattutto rimaniamo in comunione con lui: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5).