Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
Dal vangelo secondo Giovanni
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
“Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini” (Mc 1,14-20). Queste parole racchiudono in sé due momenti essenziali: l’inizio della predicazione del Vangelo e la chiamata dei primi discepoli di Gesù. “Venite dietro a me”: andare dietro a Gesù è ascoltare il suo messaggio di salvezza e accettare di convertirsi e di credere nel Vangelo. Se riflettiamo bene, “andare dietro a Gesù” implica un cammino di fede, che vede in Gesù il compimento del tempo della salvezza, l’avvicinarsi del Regno di Dio, la conversione della mente e del cuore, credere nel messaggio di salvezza di Gesù. “Il tempo è compiuto”: è il tempo stabilito da Dio, in cui la salvezza irrompe nella storia umana. È il tempo decisivo, in cui ogni uomo può sperimentare il progetto salvifico di Dio, la liberazione da tutto ciò che l’opprime e il suo entrare nel rapporto di figliolanza con Dio: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5). È il tempo, in cui Dio manifesta “la sua multiforme sapienza, il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui” (Ef 3,10-12). Di più: “portare a compimento il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, a cui Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria” (Col 2,26-27). “Il Regno di Dio è vicino”: è Dio che regna nella nostra vita e da schiavi del peccato ci rende suoi figli con la sua grazia, “non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio” (Gal 4,7). Regna nella nostra mente con la sua parola di verità: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). Regna nei nostri cuori: “Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,17-19). “Convertitevi”: lasciare agire Dio nella nostra vita, seguire Gesù nel vivere quotidiano, obbedire allo Spirito di Dio nel cammino verso la santità. È impegno di “non conformarci a questo mondo, ma lasciarci trasformare rinnovando il nostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rom 12,2). Attenti! È stato sempre un problema nella Chiesa: c’è chi si chiude al mondo fino all’integralismo della fede e c’è chi si apre al mondo fino a perdere la propria identità di cristiano. Per noi credenti, la conversione significa una cosa sola: accogliere Gesù, parola vivente di Dio e fonte di salvezza: “A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome” (Gv 1,12); è seguire Gesù con prontezza, lasciando ogni cosa e mettendolo al centro del nostro pensare, agire e sentire: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5); è avere fiducia piena in lui che ci ha amato e ha dato se stesso per noi (Gal 2,20). In altre parole, facciamo nostro ciò che dice Paolo: “Non voglio sapere altro, se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso” (1Cor, 2,2).
“Vi farò diventare pescatori di uomini. E subito lasciarono le reti e lo seguirono”. Impressiona la prontezza con cui questi discepoli hanno detto “il loro sì” a Gesù. La loro “conversione” è radicale. Se teniamo poi conto anche degli altri racconti di chiamata, ci accorgiamo che l’intento di Marco è teologico. Gesù affascina con autorità: crea nel discepolo una disposizione d’animo all’adesione pronta, totale e decisiva: non c’è posto per titubanze e tergiversazioni. Il Signore può disporre della loro vita. La chiamata ha un profondo senso spirituale: andare dietro a Gesù è rinunciare alle proprie prospettive di vita ed entrare in comunione vitale con lui: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). E Cristo diviene il maestro e la guida, che istruisce il discepolo, ne traccia il cammino di vita e lo fa partecipe del suo potere di grazia e misericordia: “In verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio” (Gv 14,12). La chiamata di Gesù trasforma il discepolo, fino a renderlo testimone del Vangelo e della grazia che esso comunica a coloro che credono in Gesù: “Mi sarete testimoni fino ai confini della terra” (At 1,8).