Commento a cura di fra Marcello Buscemi ofm
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
“Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù” (Lc 2,16-21). Un versetto scarno, ma ricco di contenuto. Esso fa da ponte: tra la nascita fisica di Gesù e la sua nascita spirituale: “nacque da una donna, nacque sotto la legge” (Gal 4,4). “Compiuti gli otto giorni”: non vuole essere solo una precisazione storica, ma sottolinea il tempo stabilito dalla Legge per entrare in relazione con Dio ed essere membro dell’alleanza che Dio stabilì prima con Abramo e poi con Mosè. Gesù non solo nasce da una donna, Maria, e assume la nostra condizione umana, ma si è assoggettato alla legge mosaica, condividendo il ricco patrimonio culturale e religioso del popolo giudaico. Tutto ciò è nel progetto di Dio, che “nella pienezza del tempo, mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5). In altre parole, Gesù è il compimento della promessa ad Abramo: “In te saranno benedette tutte le nazioni” (Gal 3,8) e l’adempimento perfetto della Legge: “Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Rom 13,9). Anche la Legge di Mosè, nella sua espressione più bella e liberante: l’amore, diviene “la Legge di Cristo” (Gal 6,2), perché Gesù non è venuto ad abolire la Legge, ma a portarla a pieno compimento (Mt 5,17).
All’ottavo giorno, Gesù riceve la circoncisione e il nome. La circoncisione è il segno dell’appartenenza di Gesù all’alleanza con Abramo (Gn 17,10-14) più che con quella di Mosè (Rom 4,9-14): “Giudeo non è chi appare tale all’esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; la sua lode non viene dagli uomini, ma da Dio” (Rom 2,28-29). Gesù si assoggetta alla circoncisione, ma per stabilire una nuova alleanza con Dio: “In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d’uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti” (Col 2,11-12). Apparteniamo a Cristo, e per questo riceviamo un nome nuovo. Il nome è il segno del ruolo di una persona. Gesù: lui è stato scelto per portare la salvezza a tutti gli uomini: “Non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,12). Gesù è il “Dio che salva”, il Salvatore: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,10-11). Così, “chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato” (Rom 10,13). E in lui riceviamo “un nome nuovo” (Ap 2,17. 3,12), ma soprattutto ci siamo rivestiti di Cristo per essere “uomini e donne nuovi”: “Rivestite l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (Ef 4,24) e per fare tutto nel nome di Gesù: “Qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre” (Col 3,17). Così, rivestiti di Cristo, l’uomo nuovo, “siamo stati liberati dalla Legge per servire secondo lo Spirito, che è nuovo, e non secondo la lettera, che è antiquata” (Rom 7,6). E lo Spirito produce in noi il “comandamento nuovo”, il distintivo di colui che crede in Gesù e opera in Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35). E se l’amore regna nei nostri cuori, allora diverremo costruttori di pace e figli di Dio: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). Maria, “la donna” da cui nacque Gesù, il Figlio di Dio, ci insegni la via della pace e soprattutto che Gesù è la nostra pace (Ef 2,14) e ci guidi ad averlo sempre nel cuore: “La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo” (Col 3,15). Custodiamo Gesù nel nostro cuore, meditando insieme a Maria le parole di Gesù, nostra via, verità e vita, ma soprattutto compiendo ogni giorno la volontà di Dio, e saremo come Maria madri di Gesù e con Gesù salvezza del mondo.